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Da 200 anni la patata è protagonista a Bologna

25 maggio 2017
Due secoli di coltivazione, una produzione sempre più di qualità e un ruolo di primo piano nella storia gastronomica locale fanno .....

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A Bologna e dintorni – in una vasta area dell’Emilia Romagna particolarmente vocata per molte produzioni agricole di qualità – la patata ha “messo radici” da tempo, facendo registrare un’evoluzione produttiva costante ed un’altrettanto costante valorizzazione in termini nutrizionali e gastronomici. Questi ed altri aspetti di grande rilievo della tradizione pataticola bolognese saranno al centro di una serie di manifestazioni e incontri denominati “200 anni della patata a Bologna” e promossi per celebrare il bicentenario di questa coltura vegetale nella Bassa.

Il primo appuntamento è stato il convegno “La Patata a Bologna: alimento e benessere da 200 anni” organizzato a Imola dal Cesac (Centro Economico Servizi Agricoli e Cantina di Conselice – Ravenna) per mettere in luce il grande lavoro di ricerca sviluppato attorno alla patata, per rispondere all’esigenza crescente di un’alimentazione bilanciata e corretta, che parte da una produzione sempre più consapevole dei bisogni di naturalità e benessere espressi dal mercato.

Per dare concretezza e attualità alle diverse tematiche al centro dell’incontro, Cesac ha invitato sul come relatori due nutrizioniste e due agronomi al fine di indicare le vie maestre per una strategia di consolidamento e sviluppo della coltura attraverso nuove forme di agricoltura sostenibile e una maggior attenzione alla qualità e naturalità della produzione.

Una produzione che da due secoli – da quando nel 1817 l’allora vescovo di Bologna in una lettera invitava i parroci ad incentivare la semina delle patate – non conosce crisi. E questo grazie al forte radicamento, soprattutto nelle province di Ravenna, Bologna e Ferrara, dove insieme alla cipolla è la coltivazione orticola più rappresentativa e dove ha registrato una consistente crescita quantitativa e qualitativa grazie all’impegno dei produttori e delle loro organizzazioni, sempre attente a valorizzare la tipicità delle varietà locali e quindi le loro proprietà nutrizionali. In Emilia Romagna la superficie coltivata oggi a patate comuni raggiunge i 5.964 ettari, per una produzione di oltre 12 milioni di quintali e una quota del 18,8% della produzione totale nazionale.

“Abbiamo scelto di celebrare questa ricorrenza – ha spiegato Stefano Andraghetti, presidente di Cesac – perché la coltivazione della patata è parte sostanziale della storia agricola e alimentare delle nostre pianure e perché il settore ci vede presenti come realtà protagonista in diverse aree altamente vocate”. Valida soluzione per combattere la povertà e la fame delle popolazioni rurali del passato, la patata è un’importante fonte di carboidrati (amido), è ricca di fibre e vitamina C, potassio e vitamina B5, nonché di altri microelementi, e contribuisce alla corretta salute cardio-metabolica, abbassando e regolarizzando la pressione sanguigna e controllando i livelli di colesterolo. Tutti aspetti significativi, questi, per i sempre più numerosi consumatori attenti alle caratteristiche nutrizionali degli alimenti sulla base delle quali attuano scelte consapevoli e corrette, improntate alla salubrità e all’origine dei prodotti, nonché al rispetto dell’ambiente.

E in tema di rispetto ambientale spicca la quota della produzione biologica che nel 2016 ha registrato un trend di crescita nelle vendite pari al 20,6% rispetto al 2015, con un incremento degli operatori dell’8,2% e un aumento del 7,5% delle superfici coltivate.

Il convegno – organizzato presso l’Istituto Tecnico Agrario Scarabelli-Ghini di Imola – ha visto la partecipazione di Giuliano Poletti Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di Mario Pasquali

coordinatore eventi “200 anni della patata a Bologna”, di Pierangelo Raffini Assessore Attività Produttive Comune di Imola, di Michele Filippini Presidente Assopa, di Gian Maria Ghetti dirigente Istituto Scarabelli-Ghini, di Maurizio Fiorini e Luca Lazzarini di Cesac, di Martina Valgiusti dell’Irst Irccs di Meldola, di Sara Marani dell’Istituto Alberghiero di Castel San Pietro Terme e di Stefano Andraghetti presidente Cesac.